I primi due turni sono andati. Ora è, forse più che mai, il momento della verità. E con Novak fuori dai giochi, dall’altra parte del tabellone si aprono nuovi scenari. Che sia l’Australian Open delle sorprese?
Dopo il periodo di stop più lungo della sua carriera, il Re è tornato a fare sognare i suoi sudditi.
Perth è stato l’antipasto, anche se succoso, del vero rientro. Seppur abbiano dato buone sensazioni, infatti, i match giocati in Hopman Cup non potevano essere considerati una prova attendibile del vero stato di forma del Maestro. Per quello avremmo dovuto aspettare i primi turni degli Australian Open.
Ed ora eccoci qui.
Dall’erba di Wimbledon al torrido cemento di Melbourne il passo è lunghissimo. Così come lo sono stati i sei mesi di assenza dalla competizione, quella vera. Per questo non potevamo aspettarci un Roger in forma smagliante, scattante ai nastri di partenza.
I primi punti del match di debutto contro Melzer lo hanno dimostrato: fermo sulle gambe, teso come difficilmente l’avevamo mai visto, Roger ha colpito più col telaio che con le corde. Ci è voluto un po’ di tempo prima che il Re iniziasse a sciogliersi e a mostrare qualche lampo del suo gioco. Anche la concentrazione ha avuto alti e bassi, con passaggi a vuoto che gli sono costati il secondo set. Per fortuna, dall’inizio del terzo set Roger è tornato più centrato ed è riuscito a portare a casa la partita con relativa facilità.
“Penso di essere stato un po’ nervoso all’inizio, sono stato tranquillo tutta la giornata ma poi non è stato facile come immaginavo. Ci ho messo un po’ a trovare il ritmo, poi mi sono ricordato quante volte non è stato facile nei primi turni. Alla fine sono contento di come ho concluso, e questo è importante”, ha confermato Federer ai giornalisti.
Anche il match di secondo turno contro Rubin è stato altalenante. Troppi errori non forzati, soprattutto col dritto, hanno tenuto in gioco il giovane americano più di quanto ci si potesse aspettare. Note positive la prestazione al servizio e il fatto che nel terzo set Roger sia riuscito a recuperare il break di svantaggio, annullando un paio di set point, e a non allungare l’incontro al quarto set.
“Vincere in 3 set è sempre lo scenario migliore, oggi ci sono riuscito. Il primo set è stato difficile, come anche il terzo. Penso di essere stato un po’ più costante rispetto al match contro Melzer. Credo di aver avuto una migliore concentrazione. Non sapevo molto su Rubin, ma ero preparato e pronto per combattere, sono felice della vittoria”, ha dichiarato durante la conferenza stampa post partita.
Domani mattina, intorno alle 10.30 ora italiana, sarà il turno di Tomas Berdych. Il ceco ha già battuto Roger in diverse importanti occasioni e, anche se ultimamente non sembra essere al top del suo gioco, possiamo scommettere che farà di tutto per riuscirci di nuovo. E Roger lo sa: “Non ho visto molto giocare Tomas, ma so che dovrò alzare il mio livello. Il campo è veloce e lui mi ha messo sempre in difficoltà su campi veloci: Cincinnati, New York, Wimbledon, Olimpiadi di Atene. Ho giocato con lui qui, l’ho affrontato in molte occasioni. Devo essere concentrato sui miei game di servizio per essere sicuro di non avere distrazioni”.
È molto probabile che quello di domani sarà un incontro dispendioso dal punto di vista fisico e mentale, che si allungherà oltre i tre set. Abbiamo bisogno di un Roger più rapido e reattivo, concentrato al servizio e che cerchi di accorciare gli scambi con le sue variazioni ed il serve & volley.
Sarà un incontro molto difficile, ma potrebbe essere quello della svolta. Quello che ti dà la carica e la convinzione di potercela fare anche se prima non ci pensavi.
Potrebbe essere il momento della verità.
Dall’altra parte del tabellone, Djokovic è stato sbattuto fuori dal numero 117 del seeding Denis Istomin. Può questo essere uno sprone in più? Difficile, siamo ancora all’inizio del torneo. Ma di sicuro è la conferma che nel tennis tutto può succedere. E se questo fosse l’Australian Open delle sorprese?
Il tabellone è complicato. La strada è lunghissima. Pensiamo una partita alla volta.
Certo, ma crederci non costa niente.
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