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Perché a Wimbledon ci si deve vestire completamente di bianco?

Anche quest’anno è finalmente arrivato il momento più atteso dai tennisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Wimbledon. A pochi giorni dall’inizio del torneo più prestigioso del pianeta, iniziamo ad immergerci nell’elegante atmosfera londinese, ad assaporare il profumo dei prati, ad immaginarci vestiti di bianco con in mano una coppa di fragole con panna. E a proposito di bianco…


Scarpe, calze, magliette, gonne e pantaloncini, fatto. Cappellino, fatto. Racchette, fatto. Polsini, fatto. Ah, ancora una cosa, le mutande, fatto.

Per i tennisti, fare le valigie per Wimbledon è diverso che farle per andare in un qualsiasi altro torneo. Non ci sono strane decisioni da prendere come quali combinazioni si accostano meglio al colore degli occhi, sponsor o superstizioni varie. L’unico colore ammesso è il bianco, inclusi anche gli indumenti non fatti per essere visti.

Il dress code è uno dei tanti elementi del torneo che ne caratterizzano l’unicità, una parte tanto integrante quanto l’erba e le fragole. Negli ultimi anni, con il vestiario del tennis diventato sempre più colorato, le regole di Wimbledon si sono irrigidite maggiormente. Le donne erano abituate ad avere le mutande o le spalline del reggiseno fuori regola, ma qualche anno fa tre ragazzi sono stati mandati a cambiarsi le mutande, un capo difficilmente visibile sotto i pantaloncini. Ma in uno sport atletico come il tennis, gli indumenti intimi possono diventare visibili quando ci si allunga o si cade.

Il motivo per il quale Wimbledon insiste sul bianco è la tradizione. Il tennis degli albori, a partire dalla fine del 19esimo secolo, era disputato prevalentemente indossando abiti bianchi. Gli uomini avevano pantaloni di flanella, e le donne si mettevano dei calzettoni sotto le lunghe gonne, ma sempre in bianco. Prevalentemente. In effetti i pantaloni erano spesso color crema ed alcuni uomini all’inizio portavano anche camice da rugby a maniche lunghe e righe orizzontali.

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Ad ogni modo, il bianco divenne la regola per entrambi i sessi con pochissime eccezioni fino al 1962 quando Maria Bueno, l’elegante campionessa brasiliana scomparsa nel 2018, indossò delle mutande con alcuni tratti di colore firmate da Teddy Tingling. L’anno seguente Wimbledon pubblicò un regolamento formale in cui si stabiliva che i giocatori avrebbero dovuto essere vestiti “prevalentemente in bianco”.

Con i cambiamenti sociali in atto negli anni ’60, il vestiario colorato divenne sempre più comune e gli US Open iniziarono a consentirlo a partire dal 1972. Mentre Wimbledon ne rimase fuori, la regola del “prevalentemente bianco” lasciava comunque qualche piccolo margine d’azione ed alcune donne in particolare ne trassero vantaggio, vestendo abiti con sprazzi di colore come fecero le campionesse Martina Navratilova, Chris Evert, Evonne Goolagong e, più recentemente nel 1998, Jana Novotna.

Comunque, il regolamento via via più stringente ha fatto sì che sia gli indumenti che le scarpe debbano ora essere quasi completamente bianchi, con divieti anche per il color crema o altre varianti del bianco. Come l’All England Lawn Tennis Club ha riferito lo scorso anno: “Per noi, la regola del bianco totale non è una moda, ma una via per far risaltare i giocatori ed il tennis stesso. Tutti coloro che mettono piede su un campo di Wimbledon, dal campione uscente fino ai giocatori delle qualificazioni, lo fanno vestendo di bianco. È un perfetto livellatore. Se un giocatore vuole farsi notare, lo dovrà fare attraverso il proprio gioco. È una tradizione di cui siamo fieri.


Fonte www.wimbledon.com – articolo originale di Glenn Moore, Why the all-white clothing rule at Wimbledon? 

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