Approfondimenti

Il ritorno di Federer sulla terra e la reiterazione dell’attesa

di Davide A. Milani – Tennisollywood * 

L’attesa sta per concludersi. La prossima settimana Roger Federer tornerà a giocare un torneo sulla terra battuta. Lo farà a Madrid, al Mutua Open, un Masters 1000 dove lo svizzero ha già collezionato 5 finali e 3 titoli: il primo nel 2006 contro il cileno Gonzaléz, il secondo nel 2009 battendo in finale Nadal e il terzo nel 2012 contro Berdych, nell’unica edizione del torneo svoltasi su terra blu (un esperimento fortemente criticato che convinse poi l’ATP ad abbandonare i tornei su questa singolare superficie).

Considerando che dei 101 titoli vinti in carriera 11 sono stati vinti sulla terra, Madrid può essere considerato uno dei terreni di caccia preferiti, insieme ad Amburgo (4 titoli vinti). Nella collezione da terraiolo ovviamente si staglia il Roland Garros del 2009 (c. Soderling), ma non vanno dimenticati i titoli di Monaco del 2003 (c. Nieminem), quello di Gstaad del 2004 (c. Andreev) e l’ultimo in ordine cronologico, nel 2015 a Istanbul (c. Cuevas). 

Sui motivi che hanno tenuto Federer lontano dalla terra nelle ultime due stagioni si è parlato tanto, forse anche troppo. Parimenti, si sono moltiplicati i pronostici rispetto alle sue possibilità di vittoria su questa superficie nel 2019: in pochi, anzi forse nessuno lo dà per favorito a Madrid o al Roland Garros. La concorrenza, oltre a Nadal e Djokovic (nonostante le ultime uscite di entrambi non del tutto convincenti) include ormai anche Thiem. L’austriaco ha dimostrato di saper battere Nadal in più di un’occasione (l’ultima volta, pochi giorni fa nella finale di Barcellona, ATP 250) ed è anche l’ultimo ad aver battuto Federer nell’ultima uscita su terra, agli Internazionali di Roma nel 2016. 

Roger ha vinto l’unica edizione del torneo di Madrid disputata su terra blu

E proprio dal 2016, dopo l’eliminazione subita a Wimbledon per mano di Raonic e la lunga pausa per infortunio, il mondo del tennis ha atteso con crescente curiosità ed eccitazione ogni rientro del campione svizzero, come quello assolutamente indimenticabile agli Australian Open nel gennaio 2017. 

Nessuno credeva che sarebbe stato in grado di vincerlo. E solo un grande sceneggiatore come il Tennis ebbe l’idea in quell’occasione di mettere in scena una finale pazzesca: contro l’antagonista di una carriera intera, Federer in svantaggio di un break nel set decisivo. 

Nessuno credeva che sarebbe stato in grado di vincerlo. Ma l’intelligenza collettiva, in un certo modo, lo auspicava. Perché quando eroe ed antieroe si affrontano, tutti si aspettano il lieto fine, con il protagonista che raggiunge l’oggetto del desiderio, il trofeo. È così che funzionano le storie. È di questo che vive l’uomo.

Nessuno conosce l’epilogo della campagna sulla terra e forse in fondo nessuno lo vuole sapere. Perché è più affascinante poter sospendere il tempo nella reiterazione dell’attesa, alimentata dalla speranza di poter essere testimoni di un’altra straordinaria sceneggiatura del Tennis. Una sola cosa è certa: mentre tutti si interrogano e fanno ipotesi, il Signor Roger Federer si sta preparando per un altro appuntamento con la Storia sportiva, una Signora lusingata dai gesti bianchi del campione elvetico che quando partecipa a un torneo lo fa con l’unico scopo di vincerlo. Perché è così che scende in campo. Sempre. E se questa volta l’epilogo non sorriderà al Maestro, si riaccenderà l’attesa per Halle, per Wimbledon… 

L’attesa sta per concludersi. Ma forse, non finirà mai.


*Davide A. Milani, giocatore amatoriale e grande appassionato di tennis, è il fondatore di Tennisollywood, uno spazio digitale dedicato a pensieri e riflessioni sul tennis e sugli aspetti mentali, storici, e socio-culturali collegati a questo gioco. www.tennisollywood.com 

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