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Rogerismi parigini a fari spenti

Federer supera senza problemi il primo turno del Roland Garros (6-2 6-4 6-3 su Istomin) e si assicura almeno un altro match nello Slam francese.


D’accordo, siamo nel palazzo reale di Rafel Nadal. Siamo ospiti in quella terra che un tempo era di tutti (e di nessuno) e che in un paio di decadi si è trasformata in un feudo legato inscindibilmente al nome del suo sovrano. Roger Federer in quest’albo d’oro ha una sola, timida e risicata, presenza. Sì, ma non vuol dire che il suo tennis stellare qui non possa prendere forma – d’altra parte ha giocato ben cinque finali, di cui quattro perse con l’amato arcirivale. 

Non ci sono aspettative adesso, non c’è ansia da risultato ma solo voglia di mettere qualche partita nelle gambe, ritrovare il ritmo mancato nella sconfitta di Ginevra con Andujar (che ieri ha giustiziato nientemeno che Domenico Thiem, sia pure nella pallida versione 2021). Lui deve prepararsi per l’erba, va bene, ma noi intanto possiamo vederlo ed è come innamorarsi di nuovo. Istomin è l’avversario migliore che potesse capitare in questo momento: tra il suo scarso amore per la terra e le condizioni atletiche rivedibili, non ha grandi pretese di vittoria ma la voglia di stare in campo con l’elvetico c’è tutta. Roger va subito avanti per scansare ogni tipo di ansia, poi prova, prova di tutto, prova qualsiasi cosa. Serve bene, anzi benissimo. Perché poi – diciamo la verità – del suo servizio si parla poco, nel suo tennis ci sono troppi altri argomenti, ma è un colpo che basterebbe a fare una carriera. Sono tanti i dropshot, le discese a rete con morbide magie, i passanti cinebrivido e, negli ultimi spiccioli di match, c’è anche un tweener sul lob dell’uzbeko (la pallina trafigge l’avversario poi finisce lunga ma il gesto rimane). 

Tutto finisce quando Istomin cerca senza successo di imitare il tocco felpato di Roger. Sono tre bei set tranquilli e senza un’ombra di sofferenza. Di questi tempi ci voleva e soprattutto sarà un piacere vederlo di nuovo tra un paio di giorni. L’avversario sarà probabilmente Cilic, uno dei pochi ribelli campioni Slam in questi vent’anni dittatoriali. È contro di lui che Roger ha alzato gli ultimi due grandi trofei, Wimbledon 2017 e Australian Open 2018. Il big server croato è in giro da un po’ in cerca di se stesso, di certo allo stato attuale ha più dimestichezza di Roger con il campo per cui sarà un test più probante di quello odierno, ma al tempo stesso si spera che non sia un ostacolo insormontabile. 

Dopo, se ci concediamo di sognare con gli occhi aperti, ci potrebbero essere Koepfer, Fritz e Berrettini, poi i quarti con Djokovic, la semifinale con Nadal e la finale con Tsitsipas.

Sì, lo sappiamo, forse non è più il tempo di questi giochetti ma finché lui è in campo non riusciamo a trattenerci, perché al cuore non si comanda. 

Un commento su “Rogerismi parigini a fari spenti

  1. Leonardo

    Forza Roger, stupiscici ancora

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