Varie tennis

Caro Babbo Natale…

Sensazioni agrodolci e circolari di un anno “rogeriano”, con relative allucinazioni natalizie


Caro Babbo Natale,

mi scuso in anticipo se mi dilungherò, ma il tennis è in letargo e io mi ritrovo immerso nella malinconia, con lo sguardo fisso all’orizzonte, mentre il sole muore sul mare d’inverno, lanciando fra le nuvole il suo ultimo disperato trionfo di colori – tutte balle, in realtà sono in città e piove, ma ci tenevo a mostrarti quant’è struggente il mio stato d’animo. Sì perché, parliamoci chiaro, in questo 2019 non mi hai portato proprio tutti i regali che ti avevo chiesto… non mi fraintendere, so che ne avrai piene le scatole di lettere e letterine, ci mancano solo i reclami… però al servizio clienti mi mettono in attesa Silent night di sottofondo che non ne posso più, perciò mi rivolgo direttamente a te.

La finale di Wimbledon, prima che aprissi il pacchetto, sembrava proprio ciò che desideravo, poi si è rivelata la polpetta più amara che abbia mai assaggiato, roba che il carbone in confronto è uno di quei cioccolatini sferici praline della Lindt che ti sciolgono anche l’anima. Non so, bastava metterci un ace nel finale, no? Puf, gesso e via… lacrime. Quante volte mi sono rivisto il filmino nella speranza di trovare un finale diverso e nella certezza di avere imboccato la strada sbagliata a un bivio del continuum spaziotemporale! Capisco che la concorrenza di Amazon imponga una fretta che a volte può andare a discapito della qualità, ma un prodotto del genere rischia di diventare dannoso oltre che spiacevole, dopotutto chi si rivolge a te lo fa perché ci crede e perché è abituato a standard di un certo tipo. Lo so, lo so, Babbo, tu mi dirai che la sofferenza del 14 luglio andrebbe riletta in un altro modo e quasi apprezzata, perché è uno dei rari casi in cui lo sconfitto verrà ricordato più del vincitore – e io ci credo davvero: Nole sarà glorificato per mille altre cose, ma quel giorno esisteva solo Roger – ma questo ragionamento non mi aiuta a digerire quella specie di uovo sodo dentro che non va né in su e né in giù.

Il titolo 100 conquistato a Dubai

Oltretutto devi pensare che mi sono visto recapitare ben dieci sconfitte in una sola stagione. La prima e l’ultima, speculari come due parentesi cupe che mi hanno mandato di traverso la simpatia per Tsitsipas, passato da erede al trono a regicida. Agli Australian Open ha interrotto una striscia positiva di 17 partite e due trofei laggiù, mentre alle Finals ha chiuso anzitempo una stagione che pretendeva almeno un bersaglio grosso. Ora, io capisco accettare il verdetto del campo, va bene, però questa fastidiosa simmetria di dritti sbagliati e inefficaci e di 23 palle break non scartate su 24 (12 a gennaio e 12 a novembre) mi è suonata quasi come una presa in giro. Non parliamo poi delle tre ripassate prese da Thiem (credo che lo racconterà ai nipoti: 3-0 a Federer nel 2019): la finale di Indian Wells era cominciata come un sogno e si è trasformata in una beffa, poi c’è stata quella partita di Madrid, va bene che era sulla terra, ma perdere con match point a favore fa sempre girare le scatole, infine il doppio 7-5 delle Finals, su cemento indoor, è stato un colpo basso. Devo dire, Babbo, che per un momento ho pensato che mi avessi portato il Roland Garros, sì, in attesa della semifinale con Rafa mi sono fatto dei gran bei viaggi, poi quello schifo di vento ha reso tutto troppo difficile.

La sesta sconfitta dell’anno, quella contro Rublev a Cincinnati, ce la potevi proprio risparmiare: meritata, brutta e senza storia, intrisa di quell’aria postatomica che si trascinava dalla finale di Wimbledon. Non parliamo dei quarti degli Us Open contro Dimitrov: tabellone aperto, acquolina in bocca, partita cominciata bene, poi il bulgaro che si ricorda dove aveva seppellito il talento in giardino e quella maledetta schiena che s’incricca.

Poi c’è stato Zverev a Shanghai, con tanto di crisi isterica adolescenziale – per carità, Roger è stiloso anche nel trascendere, ma pur sempre di uno sbrocco si è trattato, d’altra parte non si può negare che il nostro eroe sia preda talvolta di malcelati attacchi di nervi quando le cose vanno male. Sì, Babbo, non è per lamentarmi, ma quest’anno i disservizi sono stati parecchi.

Federer alza il trofeo del Master 1000 di Miami

Però ci sono stati anche i bei doni, che ho apprezzato molto, per quanto io ritenga che un master 1000 e tre 500 non siano sufficienti: il titolo numero cento a Dubai, con le vendette su Coric e Tsitsipas, il 1000 di Miami vinto in carrozza dopo un primo turno tribolato con Radu Albot. E le vittorie sofferte, salvando match point: quella folle contro Monfils a Madrid (6-0, 4-6, 7-6) e quella contro Coric a Roma, quando Roger ha giocato due partite in un giorno e negli ottavi ha annullato due match point consecutivi nel tie-break finale. I quarti di finale al Roland Garros contro Wawrinka, sfida epica e totale. Poi Halle dolce Halle e la madreterra di Basilea. La semifinale di Wimbledon contro Nadal, sospesa nel tempo che ritorna. I sorrisi della Laver Cup e i tre match point consecutivi annullati sul servizio di Zverev nella sconfitta di Shanghai.

Ma la cosa che mi è piaciuta di più in assoluto è stata la piccola rivincita su Nole, perché per addomesticare un trauma il tempo è un buon alleato ma non basta, servono distillati tonificanti, esperienze forti, viaggi pindarici e voli mistici psichedelici che ci portino a rivalutare l’evento e a vederlo come il sofferto inizio di qualcosa e non come la tragica fine di qualcos’altro.

Roger entra in campo con il suo outfit total black, come Diabolik, come Zorro, come un vendicatore severo e giusto, con gli occhi della tigre nascosti sotto l’ombra delle arcate sopraccigliari. Non ci vuole molto per capire che è una di quelle giornate in cui lui e il gioco sono una cosa sola, l’unica paura è che si spenga all’improvviso, che quel diavolo di Djokovic rimanga lì nascosto sotto la sabbia a stringere i denti senza tradire emozioni, in attesa di un calo dall’altro capo del filo. E invece stasera Federer è altrove, in un luogo dove i fantasmi non possono arrivare. Il servizio funziona, la risposta altrettanto, lui sempre in pressione, sbaglia poco e quei pochi sono di errori giusti, di aggressività e non di paura. Djoker è meno determinato del solito, Roger inflessibile tiene alta la concentrazione, nel secondo set annulla l’unica palla break, poi strappa il servizio e, per non sapere né leggere né scrivere, fa suoi gli ultimi otto punti del match, una picchiata feroce a cancellare l’immagine in controluce di quell’8-7, 40/15. Quando Nole affossa in rete un’improbabile serve and volley sul primo matchpoint, l’esultanza di Roger va oltre quella di una vittoria di round robin. Questa non è una finale ma significa tantissimo, avrà un peso nel futuro.

L’urlo di Federer al termine del match con Djokovic

Bene, caro Babbo Natale, per arrivare al dunque, quest’anno ho deciso di abbassare le pretese, quindi evito di segnare il grande slam – magari d’oro, perché no? – tanto non me lo porti mai. Però ti prego, tu lo sai e lo so io, non ci sarà mai gioia senza un altro Wimbledon. Questo cerchio va chiuso, i bambini di tutto il mondo te ne saranno grati, fidati. Però io non ce la faccio ad aspettare fino a luglio per aprire il regalo, perciò ti chiederei di mettermi tranquillo già con gli Australian Open. D’altra parte si sa che all’inizio dell’anno, con gli atleti freschi di preparazione, l’esperienza e la meticolosità nella preparazione avranno un peso specifico preponderante, il che rende Melbourne una grande opportunità. Be’, caro Babbo, se mi portassi questi due sarei già più che felice, però certo, conviene sempre aggiungere un terzo desiderio per chiudere il podio e ricomporre la trinità, perciò, a costo di sembrarti arrogante e anche un po’ folle, ti chiedo il Roland Garros. Sì, hai sentito bene. Può sembrare una bestemmia, ma secondo me alla fine non è così assurdo. Dopotutto l’anno scorso è stata semifinale, giocata contro Nadal in condizioni proibitive dopo la battaglia con Wawrinka. È pur vero che sulla terra tanti giocatori possono trascinarti in battaglie fangose e debilitanti, ma dall’altra parte le partite lunghe raramente sfuggono dalle mani del migliore, anche per questo lo strapotere di Nadal è stato (ed è) il più duraturo e il meno contrastato della storia.

Non dico nulla sugli Us Open perché negli ultimi anni mi è sembrato, fra tutti gli obiettivi, quello più fuori portata, vuoi per il periodo dell’anno, vuoi per il clima, i campi, il karma, insomma faccio fatica a crederci. Invece un eventuale oro olimpico in singolare sarebbe una bella ciliegina, una perla da aggiungere alla collana – poi su cemento indoor, impossibile non farci un pensiero -, ma vedi tu, Babbo, non voglio sembrarti esoso.

Non è mai bello parlare di ultimi treni, ma forse, visto il periodo natalizio, possiamo pensare che questi slam siano gli ultimi trenini, ma non trenini qualsiasi: quei trenini svizzeri perfetti e puntuali che passano attraverso meravigliose montagne e riproduzioni di città, regalandoci il sogno di un’infanzia infinita. Babbo, a te la scelta: noi finché Roger scenderà in campo ci sentiamo in diritto di avanzare le nostre richieste, a prescindere dall’età, nostra e sua, probabilmente fuori dal tuo target di riferimento.

6 commenti su “Caro Babbo Natale…

  1. Bravo ! Così si fa ! Chiedere non costa nulla. E se poi il buon Babbo Natale ci vuole portare in dono anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo…. Perché no?
    Noi lo sappiamo che Roger ce la può fare. Anche lui lo sa. Sono 20 anni che ci fa sognare e ci regala (come Babbo) emozioni a profusione. Anche quando perde !
    Ottimo articolo Nicola, ti leggiamo con piacere.

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    • Nicola Balossi Restelli

      grazie mille! sì, il tempo prima o poi avrà la meglio, ma speriamo di toglierci ancora qualche bella soddisfazione…

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  2. Costanza C

    Come si permette qualcun altro di scrivere la mia lettera a Babbo Natale ?
    Comunque grazie perché la mia non sarebbe stata scritta così bene !!!
    Costanza C .

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  3. Daniele Villa

    Sembra quello che chiedo sempre io per Roger. Mi ‘accontento’ che vinca tutto… 🤷🏼‍♂️ R❤️F
    PS: confermo e sottoscrivo in toto la lettera dei desideri

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