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Wimbledon 2019: Il sentiero del Re

Dopo le annose discussioni sulle teste di serie, ci pensa radio Wimbledon a riportare i pensieri a ciò che più conta: il campo. Il cammino di Roger comincia con il Lloyd Harris e prevede l’incrocio con Nadal in un’eventuale semifinale e Djokovic in finale.


Fra tre giorni si gioca. Finalmente.

L’ultima settimana, che ha visto molti big fermi ai box in previsione dei Championship, è stata ravvivata – si fa per dire – dalle polemiche, con chiunque pronto a dire la sua sui criteri con cui vengono stabilite le teste di serie a Wimbledon (a Nadal ha subito fatto eco Djokovic e poi i molteplici ex tennisti interpellati dalla stampa in materia, per chiudere con l’immancabile chiosa dello zio Toni), come se questa regola fosse stata inventata ieri sera per facilitare il cammino di Federer. La realtà è che l’algoritmo, piaccia o no, segue le stesse linee guida dal 2002 e non rispecchia di pari passo la classifica atp, ma tiene in considerazione i risultati sull’erba degli ultimi anni. Nello specifico, quest’anno ne traggono beneficio soprattutto Roger, Kevin Anderson e John Isner, che rispettivamente salgono da numero 3 a numero 2, da 8 a 4 e da 12 a 9. Adesso si è levato questo coro di protesta e in nome dell’uguaglianza di regole, ma la verità è che su molti aspetti – anche ben più condizionanti – esistono ed esisteranno sempre sostanziali differenze tra un torneo e l’altro – e allora perché per l’ammissione alle finals si segue la race? Perché gli slam si giocano al meglio dei cinque set? Perché solo in alcuni è stato introdotto il tie break al quinto set? – sinceramente sembrano domande oziose, e forse tutta questa urgenza di adombrare favoritismi nei confronti di Federer è un maldestro tentativo di destabilizzarlo. Niente: la conclusione è che lo temono. Ma lui ha una certa età e ci auguriamo che dall’alto della sua saggezza non si lasci sfiorare da queste voci.

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Roger a Wimbledon, nel giardino di casa

Bene, d’ora in avanti si potrà parlare di problemi più concreti e legati al campo. Vediamo cos’hanno deciso le urne e proviamo a tracciare un sentiero. Il dato più rilevante è che Roger e Rafa si trovano dalla stessa parte del tabellone, quindi in rotta di collisione per un’ipotetica semifinale. Djokovic non se li troverà dunque tra i piedi fino all’ultimo atto, e in ogni caso dovrà affrontare al massimo uno dei due.

Senza fare troppi voli pindarici, conviene concentrarsi su un avversario per volta: per primo arriva il sudafricano Lloyd Harris, 22 anni, numero 87 del ranking, mai affrontato in precedenza. Al secondo turno l’incrocio previsto è con uno tra Clarke e Rubin, mentre per i sedicesimi potrebbe spuntarla Puille.  Il percorso di Federer prevede poi Coric negli ottavi e nei quarti uno tra Nishikori, Berrettini e Isner.

Per quanto riguarda gli avversari, interessante l’ostacolo Kohlschreiber al primo turno per Djokovic (che poi avrebbe Kudla, Lajovic, Auger Aliassime, Tsitsipas nei quarti e Zverev/Anderson – se ci arrivano – in semifinale) e l’inizio di Nadal, che dopo Sugita affronterà il vincente tra Jordan Thompson e l’imprevedibile Kyrgios (che poi avrebbe Shapovalov/Tsonga nei sedicesimi, poi Cilic ed eventualmente Thiem nei quarti).

Ora, volendo essere ottimisti, i primi due turni di Roger dovrebbero andare bene per entrare in ritmo senza spendere troppe energie, il che è fondamentale per un atleta della sua età, mentre propongono qualche grattacapo in più ai suoi avversari principali. Dopo l’affare si fa più serio, ma è normale, d’altra parte si tratta di uno slam, e che slam.

Sarà difficilissimo, è inevitabile, però non possiamo nasconderci: è una grande opportunità, forse una delle ultime a questo livello, chi lo sa, per cui prepariamoci a soffrire. Qualsiasi risultato meno della vittoria sarà foriero di notti insonni, ma d’altra parte la vita dei rogeriani è così…

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