6-4 6-3. Un match dominato. Un’incredibile prova di forza. La finale di Shanghai ha dimostrato in modo netto quali siano realmente le gerarchie di questo fantastico 2017. Sei titoli, uno schiacciante 4-0 negli scontri diretti, una nuova mentalità e un gioco ancora più aggressivo. Questo è ciò che ci sta regalando Roger in questa incredibile stagione, e non ha ancora finito…
Non c’è stata partita.
La finale di Shanghai ha dimostrato, se mai ce ne fosse stata la necessità, chi è il più forte tennista del mondo.
Non importa quello che dice la classifica ATP, Roger Federer è il vero numero 1.
6 titoli vinti su 7 finali disputate. 36 anni. Un dominio incontrastato dei tornei a cui ha partecipato. E chi non ne fosse ancora sicuro, può andare a riguardarsi le partite di Melbourne, Indian Wells, Miami, Halle, Wimbledon e poi, se non fosse abbastanza, questa finale di Shanghai. Un match interpretato alla peRFezione, contro un rivale che non riesce più ad impensierire il nuovo gioco del Re.

Noi, nel nostro articolo della vigilia, l’avevamo detto:
“Domani dobbiamo essere centrati su ogni punto. Roger sa come deve affrontare lo spagnolo, l’ha dimostrato negli ultimi scontri. Accorciare gli scambi, essere aggressivo sulla risposta e non dare ritmo a Nadal. Se il rovescio farà la sua parte ed il servizio lo permetterà, deve comandare il gioco.”
E tutto si è avverato. Roger ha messo in pratica dal primo punto la strategia perfetta per annichilire il maiorchino. Nadal ha costruito la sua carriera negli scontri contro Federer grazie ai colpi arrotati alti sul rovescio. Ma questa tattica non riesce più nemmeno a scalfire il Federer del 2017.
Roger gioca oggi coi piedi ben piantati sulla riga e tira fendenti di controbalzo da ogni lato del campo. E lui è l’unico a poterlo fare con questa continuità. L’anticipo estremizzato ha sempre tolto il tempo a Nadal che si è ritrovato a pedalare due-tre metri dietro la linea di fondo, senza la minima possibilità di impensierire il gioco elvetico.

La risposta al servizio ha poi fatto la differenza. Roger non ha mai risposto in back di rovescio. Ha sempre tentato l’anticipo con la risposta coperta, anche dal lato sinistro, in modo da iniziare a comandare lo scambio da subito. Questa è stata la chiave.
Ma ciò che più conta, è che qualcosa è cambiato nella sua testa.
“Non ero per niente nervoso prima del match, è stato bello. Avevo perfettamente chiaro come volevo giocare la partita. Sono riuscito a partire molto bene e da qual momento in poi mi sono sentito rilassato. Ma so bene che Rafa può rientrare in partita in ogni momento se riesce a fare le cose giuste. L’ho sempre tenuto in mente anche quando ero avanti 0/40, in cerca del secondo break, ma avevo il piano ben chiaro e sapevo di stare giocando bene da tutta la settimana. Ciò mi ha reso più tranquillo, perché era dal primo turno contro Schwartzman che stavo rispondendo bene. Il servizio è andato solo migliorando. Credo di aver tenuto il meglio per la fine.”

Domani Roger sarà di nuovo in Svizzera per decidere il programma del resto della stagione. Da qui alla fine dell’anno ci sono ancora Basilea, Parigi e le ATP Finals. Ma non sappiamo a quali tornei Roger deciderà di prendere parte. Dipenderà da come si sentirà.
La priorità è quella di arrivare in forma per vincere le Finals.
D’altra parte l’obiettivo non è più il numero uno.
Perché lui lo è già.
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