La sconfitta subita contro Del Potro ai quarti degli US Open ha interrotto il sogno del 20esimo Slam, ma il vero obiettivo di questo finale di stagione è ancora raggiungibile. Il 2017 finora è stato un anno indimenticabile. Crediamoci.
Niente, questa volta non è andata.
Di sicuro quest’anno gli US Open non erano il torneo da vincere, ma quando si è lì, a pochi passi, tutti noi ci facciamo ingolosire dalle occasioni. È vero, erano ancora i quarti, ma diciamo che il tabellone sbilanciato verso l’alto aveva quasi reso questo match una semifinale, facendoci fantasticare ancora.
Roger in questo senso era stato invece più realista di noi tifosi e l’aveva detto con grande anticipo: “Vincere tre Slam quest’anno sarebbe uno scherzo! Sinceramente non mi ci vedo”. E dopo i primi due turni, causa problemi alla schiena mai pienamente risolti, ci aveva quasi convinto. Ma poi sembrava che in qualche modo il gioco del Re fosse tornato fuori. Le vittorie agevoli contro Lopez e Kohlschreiber ci avevano fatto sperare in un miglioramento dei problemi fisici, facendoci sognare un’altra semifinale “Fedal”.

Ma in realtà Roger non era abbastanza pronto per arrivare in fondo questa volta. E lui lo sapeva, ma non ce l’aveva detto.
“Durante tutto il torneo ho avuto la sensazione di dover dipendere troppo dal mio avversario. In ogni partita avevo questa percezione, e questo non mi piaceva. Non era così in Australia o a Wimbledon, perciò è giusto che io sia fuori dal torneo, perché non stavo abbastanza bene nella testa, nel corpo e nel gioco. Se ti mancano questi tre elementi, è dura.”
DelPo, alla fine, questa semifinale se l’è meritata, c’è poco da dire.
Sì ok, ci sono stati quei 4 set point del tie-break, ma nel terzo set siamo stati ad un passo dall’essere sotto 4-0.
Poi con un pizzico di fortuna in più il match avrebbe anche potuto girare, ma la verità è che la scorsa notte Roger è stato poco incisivo, soprattutto nei momenti importanti, e soprattutto con il dritto. Troppo spesso ha commesso errori non forzati con il suo colpo migliore, anche quando si trattava di giocare palle comode con i piedi ben piantati dentro il campo. Ma tant’è. Ci sono anche le serate così.

E così le luci dell’Arthur Ashe Stadium anche questa volta hanno illuminato la vittoria del gigante argentino. Come nella finale del 2009.
“Juan Martin l’ha meritato di più. Sento che la semifinale non sarebbe stato il mio giusto posto e lui avrà più possibilità di battere Rafa, ad essere onesti. Il modo in cui ho giocato in questi giorni non è sufficiente per vincere il torneo, secondo me. È meglio che io sia fuori e che qualcun altro abbia la possibilità di farlo. Ora finalmente mi posso riposare. Sono stanco, ho speso tanto. Non ero sicuro di poter giocare, ad essere sinceri, quindi sono felice di poter riposare.”
Questa è la verità. Roger non è riuscito a preparare il torneo al meglio dal punto di vista fisico ed ora è giusto che recuperi la forma migliore.
La battaglia per il vertice del ranking è ancora aperta. Ci sono ancora Shanghai, Basilea, Parigi e soprattutto le ATP Finals. Roger ha ancora molte frecce al suo arco. Noi ci crediamo. E poi, che Nadal vinca questi US Open non è ancora detto, Del Potro può ancora dire la sua.
Comunque vada a finire, il 2017 sarà indimenticabile.

Quante gioie ci ha già regalato quest’anno? Australian Open, Indian Wells, Miami, Halle, Wimbledon…!!!
Dobbiamo solo continuare a ringraziare il Re per le emozioni che ci fa vivere in ogni partita. Ci fa esultare, ci fa gridare, ci fa gioire, ci fa piangere. Ci fa stare svegli tutta la notte per poter vedere i suoi lampi di genio, anche se il giorno dopo dobbiamo andare a lavorare. Perché non basta vedere il risultato, i suoi match devono essere “vissuti”. Sì, a volte ci ha fatto anche arrabbiare, ci ha fatto soffrire. Ma sono sempre emozioni. E le emozioni sono ciò che ci rende vivi.
Forza Roger.
L’obiettivo ora è il numero 1 a fine anno. Ci sono ancora tanti tornei da disputare, tanti punti in palio.
Noi ci siamo.
#BEL1EVE
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