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WIM8LEDON, KING FEDERER E LA LEGGENDA INFINITA

Il Re è nella Storia. Federer annienta Cilic in 3 set e conquista l’ottavo titolo ai Championships su 11 finali disputate. La fortuna di aver potuto assistere a cotanta bellezza forse la capiremo solo negli anni a venire. Perché per ora, la Leggenda non è ancora finita.


È tutto vero.

Il 16 luglio 2017 è un giorno che resterà nella storia. E non solo in quella del tennis.

In questa data il mondo dello sport ha avuto il privilegio di assistere alla consacrazione di un Eroe leggendario che, dopo essersi trovato ad un passo dalle fiamme dell’Inferno ed aver scalato per 6 mesi il monte del Purgatorio, è asceso nell’Empireo incidendo sulle tavole dell’eterna beatitudine il proprio nome. Roger. Federer.

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93 titoli ATP. 19 Slam. 8 Wimbledon. 5 US Open. 5 Australian Open. 1 Roland Garros.

Nessuno come lui. E probabilmente nessuno lo sarà mai.

L’incredibile magnificenza di questi risultati non risiede tanto nella mera quantità numerica (seppur inavvicinabile), ma piuttosto nella consistenza dello spazio e del tempo in cui essi sono stati conseguiti. Da quel lontano primo titolo nel febbraio 2001, in quel torneo di Milano oggi scomparso, o se vogliamo dal quel primo indimenticabile Wimbledon del 2003, sono trascorsi quattordici lunghi anni. Un’era geologica dello sport. Tante sono le cose che sono mutate: materiali, superfici, avversari e stili di gioco. Solo una è rimasta costante, seppur in continua evoluzione.

In tutto questo tempo Roger ha dipinto i più bei gesti che il tennis possa ricordare, con la facilità unica che solo il Genio può generare. Ha ispirato milioni di persone che hanno provato a scendere in campo per emularne i movimenti, i controbalzi, le demi-volée smorzate. E la sua grandezza sta soprattutto in questo: unire popoli ad ogni latitudine, in ogni parte del globo.

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Roger era già Leggenda. Era già il GOAT. Ma a lui non bastava.

Non bastava perché l’amore provato per questo sport lo ha condotto, all’età di trentacinque anni, a lottare ancora per tornare in campo quando il peggio sembrava si stesse già palesando all’orizzonte. Esattamente un anno fa, molti di noi hanno tremato leggendo il suo comunicato in cui decideva di saltare l’intera parte restante dell’anno. Noi avevamo ancora negli occhi la sua caduta sul prato del Centre Court, ma lui era sicuro di quello che faceva.

Coltivando sempre con la massima umiltà la sua passione, ha saputo bloccare le lancette del dio Kronos. Lavorando con la voglia di un teenager che muove i suoi primi passi sul circuito, il “vecchio” Roger ha continuato ad inseguire il suo Santo Graal, il suo sogno – che era anche il nostro – fino al raggiungimento del leggendario ottavo sigillo. Quel traguardo che dopo le delusioni delle ultime due finali sembrava non dover arrivare più, ma che ora lo proietta da solo all’apice della storia.

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Australian Open. Indian Wells. Miami. Halle. Wimbledon.

In questo 2017 Roger ancora una volta ha sconfitto le leggi della fisica prima ancora che i suoi avversari. Ha vinto il diciannovesimo titolo Major distruggendo record su record, l’ha vinto giocando il minor numero di game, l’ha vinto senza perdere un set, l’ha vinto battendo i suoi avversari nella testa prima ancora che con i colpi di genio della sua racchetta magica.

“Poter stringere tra le mani questo trofeo è un sogno, specialmente perché l’ho conquistato senza perdere un set. È un momento magico, non riesco ancora a crederci. È incredibile che io possa ancora raggiungere dei traguardi così grandi. Non ero sicuro di poter meritarmi nuovamente una finale dopo l’anno scorso, considerate le sconfitte pesanti subite nel 2014 e 2015. Ma ho continuato a crederci e se ci credi puoi raggiungere più di quanto immagini. Eccomi qua con un ottavo titolo a Wimbledon: è fantastico!”

Roger era già Leggenda. Era già il GOAT. Ma in questi anni c’è sempre stato qualcuno che provava ad obbiettare, qualcuno che provava a controbatterne l’infinita classe con la forza, cercando conforto in labili numeri, dati statistici ed effimeri, nello sterile ed inutile tentativo di far pesare l’ago della bilancia dalla propria parte.

Ora non c’è più nessuno.

Ora il Re si staglia da solo nella Storia.

E non ha ancora finito.

 

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Un commento su “WIM8LEDON, KING FEDERER E LA LEGGENDA INFINITA

  1. Bellissimo articolo di cui condivido ogni parola. Un degno commento che sottolinea, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’irraggiungibile superiorità di un magnifico atleta e di un vero uomo.
    Grazie di esistere Roger.

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