“Sembra che Roger passi un’enorme quantità di tempo galleggiando in aria sopra il campo, più di quanta ne passi calcandolo realmente. Lui è Peter Pan. Cavalca un tappeto magico. Non so come lo faccia… ma lo fa”. Queste sono alcune delle parole usate dal famoso analista dell’ATP Craig O’Shannessy, che svela anche un caratteristica nascosta del genialità del Re…
Guardando un po’ su internet i vari commenti all’ultimo match di Roger, mi è capitato di finire sul blog di Craig O’Shannessy. L’analista, che ha avuto la fortuna di poter testimoniare l’incontro quasi dalla linea di fondo, descrive le incredibili sensazioni provate e gli importantissimi dettagli che è riuscito a cogliere guardando il match da una prospettiva davvero inusuale.
La fonte è molto autorevole e l’articolo è davvero interessante, per questo ho deciso di pubblicarne una traduzione. Chi volesse lo può trovare in forma originale sul suo blog BrainGameTennis.
Ho appena avuto il piacere assoluto di osservare Roger & Juan Martin da tre file dietro la linea di fondo.
Com’è stato? Ecco cinque cose davvero impressionanti.
Quando ci si trova seduti sul lato del campo, si guarda molto meno avanti e indietro l’andamento dello scambio. I tuoi occhi tendono ad agganciare il giocatore giusto di fronte a te, valutando la sua posizione sul campo e la sua scelta di colpi con molta più attenzione. Ecco quello che ho visto…
Magnetismo – Roger sentiva di più l’attrazione della linea di fondo. Se Juan Martin lo spingeva indietro con la profondità o con la potenza, Roger rispondeva a quella profondità o spostandosi indietro, o rimanendo sul posto e abbreviando l’apertura per colpire la palla davanti e in anticipo. Ma nel caso in cui fosse andato indietro, sarebbe stato solo per un momento. Sarebbe tornato sulla riga in un batter d’occhio. Da lì sarebbe tornato ad aggirarsi con i suo i colpi da fondo campo, a caccia di una palla più corta. La linea di fondo è la sua casa base, il luogo da cui cerca di lanciare il maggior numero di incursioni possibili verso la rete. Juan Martin ha preferito rimanere un po’ più indietro e usare le sue lunghe leve per schiacciare la palla. Non ha avuto la stessa urgenza di andare avanti di un centimetro come ha fatto Roger.
Galleggiamento – Sembra che Roger passi un’enorme quantità di tempo galleggiando in aria sopra il campo, più di quanta ne passi calcandolo realmente. Quando entra in contatto col suolo, lo fa solo per un istante. Il cemento viola è semplicemente un trampolino di lancio per un altro assalto in avanti. Un’altra occasione per permettere al suo peso corporeo di trasferirsi sulla palla. Lui è Peter Pan. Cavalca un tappeto magico. Non so come lo faccia… ma lo fa. La forza di gravità non ha ancora raggiunto quest’uomo proveniente dalla Svizzera.
Schiocco – Quando Roger si allinea per colpire un dritto, l’apertura inizia lentamente. La sua mano sinistra guida la racchetta indietro, facendo ruotare spalle e fianchi automaticamente – innescando la catena di energia cinetica. Tutto appare morbido e controllato. E poi la violenza esplode. Appena la racchetta scende dietro di lui, accelera rapidamente. Il polso si piega all’indietro e schiocca forte sulla palla. Il braccio e il polso diventano una frusta, trasformando la soffice pallina in una palla di cannone. Poi la racchetta si avvolge attorno al suo corpo, lui si srotola lentamente e inizia a prepararsi per il colpo successivo. Calma. Violenza. Calma. Ancora. E. Ancora.
Rimozione – Nessuno di questi due ragazzi si sofferma su un errore. Sanno che è una parte fondamentale del gioco. Sanno che buoni errori portano a buoni colpi, che portano a trofei. Quando sbagliano un colpo, cercano le corde, pensano all’errore, cercano la soluzione nella loro mente, e vanno avanti il più in fretta possibile. Non c’è posto per le sciocchezze in campo. Nessun abuso di sé. Nessuna autodistruzione. Nessuna sceneggiata guardando verso il box del coach.
Anticipazione – Il grande giocatore di hockey Wayne Gretzky, diceva che lui non pattinava dove c’era il disco, ma dove il disco sarebbe andato. La stessa cosa vale per questi due. Federer sembrava riuscirci meglio oggi: colpiva e recuperava spostandosi dalla parte di campo che influenzava il processo decisionale di Del Potro. Identificava la probabilità, le percentuali, e si posizionava in modo da vincere il punto senza nemmeno dover colpire un’altra pallina. Cosa voglio dire con questo? Beh, Roger si posizionava in anticipo dove Juan Martin voleva colpire, costringendo l’argentino a rischiare ancora di più – cercando di giocare più vicino alle linee per essere efficace. Inoltre lasciava più aperta la parte del campo con le minori percentuali. Federer adescava Juan Martin facendogli scegliere di giocare verso la parte di campo con le percentuali più basse, togliendogli visivamente le zone ad alte percentuali. Genio. Ma non riusciamo a vedere questa genialità quando seguiamo lo scambio con lo sguardo. Ci perdiamo l’arte del posizionamento in campo. Non oggi. Non da tre file dietro la linea di fondo.
È stato un piacere assoluto vedere il match da così vicino. Spero di aver reso abbastanza l’idea.
Saluti,
Craig
Fonte: www.braingametennis.com
0 commenti su “Federer visto dalla linea di fondo”