Il ko con Donskoy sembra una catastrofe, ma…
Ecco il bell’articolo firmato da Vincenzo Martucci scritto per Federtennis.it
Perdere, contro il numero 116 del mondo, uno dei tanti picchiatori in circolazione, l’ennesimo che a 26 anni apre gli occhi davanti al tempo perduto, e scopre dedizione e sacrificio, uno come Evgeny Donskoy, che entra in tabellone a Dubai solo passando per le qualificazioni. Perdere, al rientro dopo un trionfo sconquassante, inatteso per tutti, storico, che significa rinascita, a 35 anni, e nuovo record di vittorie Slam a quota 18, ottenuto peraltro contro la bestia nera nei grandi scontri, Rafa Nadal. Perdere, dopo non aver concretizzato tre match point, per chiudere la partita in due set, e solo perché il ragazzo russo col bazooka ne braccio spara una risposta di dritto che pizzica l’ultimo centimetro del campo. Perdere, peraltro, dopo aver servito per il match sul 5-3 nel terzo set, facendosi ancora sorprendere dalla disperata difesa dell’avversario e trascinare al tie-break. Perdere, dopo aver condotto ancora 5-1, senza riuscire a trattenere la rimonta del russo, subendo sei punti di fila. Roger Federer ha davvero subito una delle sue peggiori sconfitte? Si è fatto davvero sorprendere da Donskoy? Eppure, quando l’altro svizzero, Stan Wawrinka, che è più giovane e più avanti nella classifica mondiale (numero 3 contro 10), aveva perso d’acchito, il giorno prima a Dubai, contro Dzumhur (77 Atp), l’eco è stata enormemente inferiore. Anche se i termini della sconfitta erano più clamorosi nell’entità.
La differenza sta tutta nelle aspettative che, per Roger, si sono moltiplicate a dismisura dopo l’impresa agli Australian Open, e cancellano ogni altra considerazione. Trionfando a Melbourne, il Magnifico è assurto al rango di autentico dio del tennis, perfetto, imbattibile, intoccabile, soprattutto agli occhi degli orecchianti, degli appassionati dell’ultim’ora. Mentre appena all’alba del 2017, alla vigilia della prima prova dello Slam, i più si chiedevano se questa sarebbe stata l’ultima stagione. Quel successo ha cambiato a tutti le dimensioni delle cose, facendo dimenticare i vizi di RogerExpress, campione di talento naturale, ma poco duttile tatticamente, non sempre davvero pugnace e, tendenzialmente, un po’ pigro come tutti i fenomeni. Perché Roger ha giochicchiato, s’è acceso a sprazzi, ha aspettato vuoi il calo, vuoi l’errore, vuoi la debolezza tecnica dell’avversario, commettendo l’identico errore che gli abbiamo visto commettere col Nadal nascente e poi in almeno due semifinali degli Us Open contro il giovane Djokovic. Proprio perché pensava al match dopo, alle energie da risparmiare, alla sfida con se stesso da poter rinviare. Federer si conosce talmente bene che poi ha ammesso di aver sbagliato, di aver giocato un “match povero”: “E’ una sconfitta dura, potrei essere molto negativo, ma non lo sarò, perché devo girar pagina ed andare avanti. Di sicuro, non riuscivo a rispondere bene come nel primo turno, non trovavo il tempo, mi sentivo le gambe più lente e non mi sono impegnato abbastanza. E l’impegno nel tennis è importantissimo. Così, questa sensazione mi ha accompagnato in ogni azione in campo, mentre vedevo l’avversario era sempre aggressivo e motivato su ogni punto”. E l’avversario, Donskoy, è talmente onesto da ammettere: “Oggi ho sorpreso tutti, e penso che chiunque batta Roger sorprende prima di tutti se stesso. Potrei dire che si concretizza un sogno, ma non lo faccio perché uno vuole vincere sempre, anche se l’avversario è Roger”.
Coraggio, a tutti e due. Col senno di poi, fra qualche giorno, a Federer questa sconfitta non apparirà più così bruciante e catastrofica come appare, anche nella prospettiva dell’imminente doppio impegno nei Masters 1000 Indian Wells-Miami sul cemento statunitense. Anche perché è figlia di una umanissima minor intensità e di una superficie meno veloce di Melbourne, e conferma le difficoltà dei primi a chiudere certi match dei primi turni contro avversari meno nobili ma sempre col coltello fra i denti. E Donskoy, che prima di quest’impresa aveva un triste 0-6 contro i “top 10”, può ripartire, con l’aiuto di Mikhail Youzhny, sul viale del tramonto, che s’è sostituito al comune coach, Boris Sobkin, continuando a incitarlo: “Muovi le gambe, lotta su ogni punto, pensa al prossimo colpo”.
Sembra facile, ma non lo è affatto. Vero, Federer? Vero, tennisti della domenica?
Fonte: federtennis.it
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